Non un vero accordo ma un verbale di intesa su una serie di punti condivisi in vista della Riforma Pensioni inserita in Legge di Stabilità: APE (anticipo pensionistico a 63 anni); pensione anticipata per lavoratori precoci; aumento dell’assegno ed estensione platea per la quattordicesima ai pensionati a basso reddito; ulteriori interventi per complessivi 6 miliardi in tre anni.
«Abbiamo concluso questa fase con la sigla di un verbale che rappresenta la sintesi di un lavoro che abbiamo giudicato importante».
Lo ha dichiarato il Ministro Giuliano Poletti, al termine di un vertice a cui hanno partecipato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, e i segretari generali confederali Susanna Camusso, Cgil, Annamaria Furlan, Cils, e Carmelo Barbagallo, Uil.
APE
L’anticipo pensionistico APE è destinato – come già noto – a chi si ritira con 63 anni di età, quindi con 3 anni e sette mesi di anticipo sull’età pensionabile, con un trattamento che verrà poi restituito con rate ventennale quando si matura la pensione piena; è erogato dall’INPS ma finanziato dalle banche. Nel caso di crisi aziendali, il trattamento di pensione anticipata è a carico dell’azienda.
E’ stato stabilito che sotto una determinata soglia di reddito, sarà a carico dello Stato e il pensionato non dovrà restituire nulla. Secondo quando si apprende, però, l’intesa non prevede ancora un tetto definitivo (la richiesta sindacale è 1.600 – 1.700 euro al mese, la proposta del Governo intorno ai 1.500 euro).
Pensioni minime
La quattordicesima sarà estesa ai pensionati con reddito fino a 1.000 euro al mese, rivolgendosi a una platea di 3,3 milioni di ex lavoratori (1,2 in più rispetto all’attuale, che comprende le pensioni fino a 750 euro al mese). Previsto anche un aumento dell’assegno intorno al 30% per coloro che già percepiscono la quattordicesima, in base agli scaglioni di contributi versati.
Lavoratori precoci
Sono definiti lavoratori precoci coloro che avevano almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età: potranno accedere alla pensione con 41 anni di contributi se rientrano in una serie di categorie precisamente identificate (disoccupati di lunga durata, persone disabili, lavoratori con mansioni usuranti).
Fra le altre misure, si segnala l’impegno per l’eliminazione della ricongiunzione onerosa dei contributi.