Chiara Basciano
In attesa che il Governo Gentiloni definisca misure agevolative per le pensioni future dei giovani e non solo e nuovi strumenti di flessibilità in uscita, è utile ricordare che tra i vincoli della Riforma Fornero per l’accesso alla pensione di vecchiaia – l’unico trattamento che rimarrà nel lungo periodo con l’eliminazione di quello di anzianità basata sugli anni di contribuzione – c’è non solo l’aumento dell’età pensionabile (considerando anche gli scatti dovuti all’adeguamento alle aspettative di vita, sul cui automatismo è aperto il dibattito con i sindacati), ma anche il requisito trappola dell’importo minimo, che costringerà i futuri pensionati a rimanere al lavoro anche fino a 70 anni.
In generale, per ottenere l’assegno previdenziale è necessario che il lavoratore abbia raggiunto l’età anagrafica (a regime, 66 anni e 7 mesi) e, in caso di primo accredito contributivo versato dopo il 1° gennaio 1996, che abbia versato un determinato numero di contributi. Non solo. Quello che non tutti sanno è che, per ottenere la pensione di vecchiaia prevista dalla Riforma Fornero è altresì necessario che l’assegno raggiunga, con i contributi versati, un importo minimo. Altrimenti sarà necessario rimanere al lavoro fino a 70 anni.
In particolare, l’importo della pensione non dovrà essere inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, altrimenti si resta al lavoro fino ai 70 anni più 3 mesi, ferma restando un’anzianità contributiva effettiva di cinque anni, esclusi eventuali contributi figurativi.