Dal 2019, sarà possibile andare in pensione con la quota 100 (somma di età anagrafica e contributi versati) con i paletti a 62 anni di età e 38 anni di contributi. Entrambi questi limiti devono essere rispettati, quindi ad esempio un lavoratore di 64 anni, con 36 anni di contributi versati, non può utilizzare questa forma di pensione anticipata anche se la somma fa 100, ma dovrà aspettare di avere anche i 38 anni di contributi. Previste quattro finestre temporali trimestrali dal 2019.
Non ci sarà invece nessuna penalizzazione sul calcolo (si era parlato di una decurtazione dell’assegno per gli anni di anticipo rispetto all’età per la pensione di vecchiaia, che invece non è prevista).
In manovra anche il taglio alle pensioni d’oro, che riguarda gli assegni superiori ai 4mila 500 euro netti al mese. Non è chiaro se ci sarà anche un meccanismo che prevede un blocco progressivo dell’indicizzazione anche di trattamenti più bassi (sopra i 2mila euro netti al mese).
Prorogata l’Opzione Donna, che prevede gli stessi requisiti della vecchia norma (35 anni di contributi, e 57 o 58 anni di età), da conseguire entro il 31 dicembre 2018 (non più entro il 31 dicembre 2015).